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Macomer. Crisi produttiva ed occupazionale del Territorio: il documento della Minoranza

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Nei giorni scorsi i lavoratori espulsi dal settore tessile si sono ancora una volta riuniti per preparare nuove iniziative di lotta e gli stessi Sindaci del territorio hanno di recente minacciato le loro dimissioni, se da parte della Giunta regionale non verranno adottati tempestivi provvedimenti idonei a contrastare la drammatica situazione di centinaia di famiglie rimaste senza alcuna fonte di sussistenza, dopo il  venir meno della mobilità ordinaria ed in deroga.

Questo problema è stato esaminato in numerosi incontri tra la Regione e le Organizzazioni sindacali, culminati in un accordo sottoscritto in data 7 agosto 2015, che – a distanza di  tre mesi – non ha prodotto alcun risultato tangibile. Tale accordo, apprezzabile nello sforzo di ricercare il reinserimento dei lavoratori in altre attività produttive o di auto-impiego attraverso misure di flexsecurity, potrà probabilmente produrre risultati parziali nel medio – lungo termine, ma non appare idoneo ad affrontare una situazione di  assoluta emergenza, né a garantire una ripresa del processo di sviluppo dei territorio, considerato che la crisi del tessile ha finito per trascinare con sé gli altri comparti economici - dall’artigianato al commercio,  ai servizi, alla rete delle piccole imprese - con un grave ridimensionamento del tessuto produttivo che oggi rende molto esigue le possibilità di reimpiego di chi ha perso il posto di lavoro, anche in presenza di varie forme di incentivazione.

Crediamo che il Marghine abbia bisogno di una strategia più incisiva – che non emerge con chiarezza neppure nei tavoli di confronto programmatico territoriale -  sulla quale ci riserviamo di promuovere un’occasione di confronto nelle sedi istituzionali e tra le forze politiche, le organizzazioni sindacali e degli imprenditori.

In questo momento ci  preme sottolineare come la situazione di emergenza e la mancanza di prospettive a breve sul piano occupazionale, siano determinate da un aspetto fino ad ora rimosso dal dibattito politico e che, invece,  a nostro avviso deve essere approfondito in tutti i suoi aspetti, anche per non ripetere in futuro gli stessi errori.

Oggi Macomer ed il territorio scontano l’inefficacia delle politiche con le quali la precedente Giunta regionale di centrodestra  ha inteso affrontare lo smantellamento del settore tessile. In particolare pesano il fallimento dei progetti legati all’accordo di programma per l’area di crisi di Tossilo – sempre più ridotto ad un contenitore vuoto, finalizzato principalmente a finanziare la costruzione del nuovo inceneritore - e soprattutto al mancato decollo delle iniziative nel settore della meccanica di precisione del Gruppo CECCATO che, se fossero stati rispettati i programmi, oggi avrebbe dovuto occupare oltre duecento addetti e creare un notevole indotto del settore artigianale.

Perché le iniziative produttive proposte dal Dott. Angelico sono clamorosamente abortite, nonostante quest’imprenditore abbia investito circa due milioni di euro per l’acquisto di due capannoni a Tossilo dalle procedure fallimentari delle ditte TANDA E SRV? Ci sono stati impegni non rispettati a livello regionale? Crediamo che un chiarimento – per ragioni non solo politiche, ma anche etiche - lo debba alla Comunità soprattutto l’attuale assessore regionale ai Lavori Pubblici Paolo Maninchedda che fu il principale sponsor delle iniziative del Dr. Angelico, suo assiduo ospite nella campagna elettorale per le elezioni Regionali del 2009, nelle quali era candidato nello schieramento di centrodestra guidato da Cappellacci.

Siamo convinti che senza capire fino in fondo che cosa è successo in passato, difficilmente si possono individuare le soluzioni innovative di cui il territorio ha bisogno e che non  possono certamente esaurirsi nei contenuti dell’accordo firmato in Regione il 7 agosto 2015. 

Si pone comunque nell’immediato la necessità di garantire la sopravvivenza alle centinaia di famiglie dei lavoratori fuori usciti dalla rete protettiva degli ammortizzatori sociali. Nell’accordo appena citato si individuano i cantieri verdi come misure tampone e di emergenza, i cui tempi di attuazione tuttavia si stanno allungando oltre misura, in quanto ad oggi non è stato neppure adottato dalla Giunta regionale  l’atto di programmazione generale e di finanziamento previsto per settembre e che avrebbe dovuto consentire ai Comuni di attivare i cantieri per coprire  gli ultimi quattro mesi del 2015. E’ evidente che sussistono a monte dubbi non risolti sulla platea dei Comuni beneficiari dell’intervento e difficoltà di non poco conto per la  sovrapposizione con i cantieri verdi già in esecuzione in una parte dei Comuni - fra i quali il comune di Macomer che con molto ritardo sta ancora attuando il primo stralcio dell’annualità 2012 e non ha ancora rendicontato il finanziamento del 2011, creando difficoltà all’intero progetto regionale.

Poniamo il problema se questa situazione di assoluta emergenza non potesse in passato e non possa ancora oggi essere almeno in parte tamponata conaltre soluzioni a termine nel settore pubblico.  A titolo esemplificativo, ci risulta che negli ultimi mesi nella ASL di Oristano – notoriamente in quota al Partito dei Sardi - su 100 lavoratori interinali impiegati, circa 30 provengano da Macomer. Sarebbe doveroso – soprattutto da parte dell’Assessorato regionale alla Sanità, ma anche dei manager  della ASL e degli esponenti del Partito dei Sardi - precisare  chi dispone le assunzioni e con quali criteri di priorità e professionalità.

  Riteniamo che prevedere in tutte le ASL interessate una quota di accesso al lavoro interinale riservata – per le mansioni compatibili – ai lavoratori espulsi dai settori produttivi, sarebbe una risposta immediata e trasparente ad un problema impellente, destinatoa deflagrare nei prossimi mesi.

I Consiglieri comunali della Minoranza

Rita Atzori            Federico Castori        Giuseppe Ledda            Giuseppe Pirisi             Riccardo Uda

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