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Zone Economiche Speciali della Sardegna: aree centrali dell'Isola escluse dei benefici. Il Forum di Macomer denuncia il silenzio delle istituzioni del territorio

Intervento del Forum per la Rinascita di Macomer

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La recente individuazione e delimitazione da parte della Giunta regionale della Zona Economica Speciale costituisce un ulteriore grave colpo alle speranze di ripresa economica e sviluppo delle aree interne della Sardegna, incluso il ns. territorio.

Le Z.E.S. sono state istituite nel 2017 dal Governo per favorire le opportunità di sviluppo del Mezzogiorno, sia agevolando nuovi insediamenti produttivi, sia supportando le attività già presenti in loco. Sono infatti previste importanti agevolazioni in termini di fiscalità di vantaggio, di contributi in conto capitale sui nuovi investimenti, di snellimento delle procedure autorizzative, sostanzialmente con le stesse modalità già applicate per il Contratto di Sviluppo per l’area di crisi del Sulcis.

L’unico vincolo fissato dalla legge istitutiva era rappresentato dalla necessaria presenza nella Z.E.S. di una struttura portuale della Rete Transeuropea dei Trasporti (l’unico in Sardegna con tali caratteristiche è il porto di Cagliari), prevedendo tuttavia la possibilità di inserirvi anche aree territorialmente non adiacenti, purché presentino un nesso economico-funzionale. La Giunta Regionale ha ritenuto di istituire la Zona Economica Speciale della Sardegna inserendovi tutte le aree portuali e retroportuali, per una superficie complessiva di 2.770 ettari, di cui oltre 1.600 attorno al Porto di Cagliari e la parte restante suddivisa tra le aree portuali di Portovesme, Oristano, Porto Torres, Olbia ed Arbatax. Piuttosto che ispirarsi al tanto decantato (a parole) riequilibrio territoriale a favore delle zone interne, si è scelto anche stavolta lo schema della Sardegna come ciambella, col vuoto al centro.

Con tale scelta, ancora una volta le aree industriali interne della Sardegna subiscono un’ulteriore grave penalizzazione, in quanto il concentrarsi delle agevolazioni fiscali per i nuovi insediamenti e per le attività già esistenti nelle aree in prossimità dei porti, renderà praticamente impossibile l’avvio di nuove attività produttive dell’interno e accentuerà i processi di desertificazione economica e di spopolamento già in atto nei ns. territori.

Esprimiamo la ns. preoccupazione per il fatto che una scelta dalle conseguenze così dirompenti sia passata nel totale silenzio anche dei rappresentanti istituzionali del territorio. Sottolineiamo l’esigenza di aprire attorno a questo tema un dibattito immediato all’interno delle istituzioni locali e con le categorie produttive, essendo fin troppo evidente che senza una correzione del provvedimento o l’introduzione di misure compensative a favore delle aree produttive dislocate nelle zone interne, ogni discorso sul rilancio economico della Sardegna centrale sarà destituito di credibili basi economiche, in quanto inesorabilmente i nuovi investimenti andranno a localizzarsi nella zone portuali in cui è possibile disporre di maggiori agevolazioni fiscali, finanziarie e si semplificazione burocratica, in aggiunta ai maggiori servizi in esse già presenti in termini di trasporti e collegamenti.

Che sia questa la dura realtà è confermato da una vicenda che ha interessato nel recente passato il ns. territorio. Un primario gruppo operante nel settore della ristorazione a livello nazionale, di proprietà di imprenditori sardi, ha programmato un importante investimento per concentrare la produzione del proprio fabbisogno di birre speciali in un unico stabilimento, da localizzare preferibilmente in Sardegna, sulla base dell’assunto che le incentivazioni per gli investimenti nella ns. Regione possano compensare i maggiori costi di trasporto del prodotto finito nel Continente. In tale contesto tali imprenditori hanno valutato anche la possibilità di acquisire dagli attuali proprietari una parte della ex birreria di Macomer e di partecipare all’asta per l’acquisizione dei pozzi già della Funte Fria a Tamara. Di recente tale possibilità sarebbe definitivamente sfumata a causa della carenza di supporto economico-finanziario agli investimenti nel ns. territorio e proprio per tali ragioni sarebbe prevalsa la scelta di realizzare tale iniziativa nel Sulcis.

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