MACOMER. Interpellanza sulla qualità e potabilità dell’acqua e sull’inadeguatezza degli strumenti organizzativi per fronteggiare le situazioni di emergenza.
Con la presente interpellanza chiedo che il Consiglio comunale possa compiere un approfondito esame sulla qualità dell’acqua erogata dalla rete urbana di distribuzione, soprattutto alla luce delle situazioni critiche verificatesi di recente, che hanno alimentato forti dubbi e perplessità nell’opinione pubblica e delle quali ancora oggi non appaiono ben chiare le cause.
Ciò che emerge è una sostanziale inadeguatezza degli strumenti necessari per far fronte in modo tempestivo ed efficace a possibili situazioni critiche derivanti dalla non potabilità dell’acqua, che al contrario richiederebbero – considerati i rischi per la salute dei cittadini – una capacità operativa ed un forte coordinamento di tutti i soggetti ed enti coinvolti.
Faccio presente che la Sua prima ordinanza n. 50 del 12.7.2016 è stata emessa dopo che già da diversi giorni nei quartieri cittadini veniva segnalata la presenza in rete di acqua torbida e palesemente inidonea per gli usi potabili, alimentari ed anche igienici. Chiedo che venga compiuta un’adeguata ricognizione sull’efficacia delle procedure in essere da parte dei vari enti che hanno competenza in materia – da Abbanoa, alla ASL, al Comune, all’ARPAS – ed in particolare se esse siano in grado di rilevare con l’indispensabile tempestività le situazioni critiche che dovessero manifestarsi soprattutto nel periodo estivo, quando si abbassa considerevolmente il livello dei bacini di approvvigionamento e diventa più problematico il processo di potabilizzazione.
Rilevo altresì che sono trascorsi ben nove giorni prima che venissero completate le analisi che poi hanno consentito in data 21.7.2016 l’emissione dell’ordinanza di revoca del divieto dell’utilizzo dell’acqua di rete per uso potabile ed alimentare. Si tratta di un ritardo clamoroso ed inaccettabile, considerate le possibili implicazioni sulla salute dei cittadini, di cui va chiesto conto in particolare alla ASL e ad Abbanoa.
Sottolineo soprattutto che il protrarsi così a lungo del divieto di utilizzo dell’acqua di rete per scopi potabili ed alimentari, avrebbe richiesto la predisposizione di misure alternative di approvvigionamento delle famiglie e soprattutto delle attività di ristorazione e produzione degli alimenti, con un intervento coordinato di protezione civile di cui invece non vi è stata la minima traccia. Da questo punto di vista, la sua ordinanza di divieto è stata estremamente carente e poco attenta alla tutela della salute della cittadinanza, in quanto non ci si può limitare a vietare l’uso dell’acqua della rete, senza preoccuparsi di predisporre adeguate soluzioni alternative, ad esempio con il ricorso alle autobotti, in particolare per l’approvvigionamento delle utenze collettive.
Tali considerazioni sono rese ancor più attuali dal fatto che, a distanza di una settimana dalla revoca del precedente divieto, è stata da Lei emessa un’ulteriore ordinanza che vieta l’utilizzo dell’acqua per usi potabili ed alimentari, stavolta limitata alla sola zona industriale di Bonutrau. Al riguardo è necessario chiarire se la rete di alimentazione di tale area si completamente indipendente da quella che approvvigiona il resto della città e soprattutto i quartieri ad essa più contigui.
Ritengo inoltre urgente una forte azione nei confronti di Abbanoa affinché i disagi subiti dai cittadini abbiano un riscontro nelle bollette che verranno emesse per il periodo in questione ed in particolare perché vengano nuovamente rese disponibili per l’approvvigionamento dei Comuni del Marghine e Planargia le acque delle sorgenti di S. Antioco che attualmente, a causa della vetustà degli impianti di adduzione, vengono prevalentemente scaricate a mare, nonostante l’emergenza idrica ed gli alti costi di potabilizzazione delle acque del bacino di Monteleone Roccadoria.