Anche stavolta è andato tutto come da tempo previsto e temuto.
La nomina del Dott. Casula a Comandante del Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale della Sardegna è l'ennesima umiliazione che la vecchia politica intrisa di clientelismo e logiche spartitorie ha voluto infliggere ad un Corpo già pieno di problemi, ma anche a tutti i cittadini sardi, i quali pretendono che i vertici delle pubbliche amministrazioni siano rappresentati da profili che godono di unanime prestigio, indiscussa moralità e comprovata competenza. Caratteristiche che, spiace dirlo, non sono facilmente riscontrabili nel Dott. Casula, noto alle cronache per un decreto penale di condanna emesso a suo carico nel 2016 in relazione all'inchiesta sull’inopportuna e comunque illecita ceduazione di lecceto nella foresta millenaria di Marganai (tra Domusnovas, Iglesias e Fluminimaggiore).
Un taglio di alberi per svariati ettari, che non è arrivato alle centinaia previste dal progetto solo in seguito alla sospensione dello stesso avvenuta dopo l'intervento della Soprintendenza per i Beni Paesaggistici.
Non si può comprendere come il progettista di un simile intervento, sanzionato penalmente in quanto eseguito senza le necessarie autorizzazioni e pertanto in violazione dei vincoli che interessano l'area, possa essere ragionevolmente ritenuto il soggetto più idoneo a dirigere l'ente regionale preposto alla tutela dei boschi e dell'ambiente in generale.
Così come non si comprende il perché della sua nomina, risalente al 2015, a Direttore Generale dell'Agenzia FoReSTAS (già Ente Foreste della Sardegna) nonostante nella sua precedente attività di Commissario straordinario del comune di Seneghe fosse stato colpito da un rinvio a giudizio (tuttora pendente sebbene in odore di prescrizione) per delitti contro la Pubblica Amministrazione come la turbativa d'asta e la frode nelle pubbliche forniture: al di là del sacrosanto principio di non colpevolezza, elementari valutazioni di opportunità politica avrebbero dovuto indurre (ora come allora) chi di dovere ad optare per la scelta di un profilo diverso e privo di ombre.
La credibilità di un Ente Pubblico che tra i suoi compiti ha quello di far rispettare la legge e (quando necessario) applicare sanzioni in una materia delicatissima come quella ambientale, rischia di essere gravemente minacciata nel momento in cui la sua figura apicale non è o non appare al di sopra di ogni sospetto.
Si tratta di particolari che non possono essere lasciati passare sotto silenzio: è giusto che i cittadini ne siano adeguatamente informati e possano trarne le dovute conclusioni, in modo che chi ha compiuto o avallato tale scelta sia chiamato a risponderne pubblicamente. La Giunta regionale ci spieghi per quale motivo non ha tenuto in considerazione questi elementi che il buon senso avrebbe dovuto far prevalere, inducendola ad effettuare un’altra designazione.