Quando il “diverso” sei tu: la storia di Giusy e l'eterna lotta contro la cattiveria e la stupidità

Francesca Flumini
16/06/2015
Attualità
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Questo articolo, a firma della nostra bravissima Francesca Flumini,  è stato realizzato all'interno del progetto “IN-FORMARE” che IlMarghine.net ha portato avanti con la 4 B SIA dell'Istituto Tecnico S.Satta di Macomer.


Il bullismo, si sa, è una forma di comportamento violenta che si manifesta con atti di intimidazione, sopraffazione, oppressione fisica o psicologica commessa da un soggetto "forte", il bullo appunto, ai danni di un soggetto "debole", la vittima.
Ad attuarla, bambini e ragazzini “spiritosi”, che prendono di mira i propri coetanei o i più piccoli, rendendo loro la vita impossibile.

Ma cos'è per noi il Bullismo? Troppo spesso, semplificando erroneamente la realtà, diciamo che si tratta di un comportamento inadeguato da parte di ragazzini che hanno problemi di vario genere, magari inerenti l'ambito  familiare.

Così facendo, semplificando appunto, continuiamo ad ignorare le cause e, soprattutto, gli effetti distruttivi e le ferite profonde che segnano le anime di chi subisce tali vessazioni. Minimizzare questi comportamenti equivale infatti a  sorreggere quell'impianto sociale che protegge ed alimenta queste distorsioni comportamentali.

Il Bullismo è una piaga diffusa anche sul nostro territorio e da qui arriva la storia di Giusy, una ragazza come tante che, come tante, ha vissuto gran parte della sua vita sentendosi diversa.
Diversa da chi,  verrebbe da chiedersi!

Credo che facciano una selezione – ci dice Giusy cercando invano di dare un senso a qualcosa che ne è sprovvista – individuano i soggetti più fragili: quelli che ai loro occhi non sono in grado di difendersi. Con me hanno iniziato alle elementari. Venivo presa in giro costantemente perché ero poco socievole. Da allora è iniziato un calvario. Se già prima parlavo poco, per una questione di timidezza soprattutto, la mia chiusura verso il mondo ha iniziato ad essere totale. Avevo paura di parlare, di fare nuove conoscenze così come di esprimere un parere”.

Giusy racconta così di quei lunghi anni chiusa in un mondo tutto suo, nel quale l'unica compagnia era la musica, che aveva la capacità di allontanarla da tutti e tutto, da quel  mondo circostante che sembrava respingerla e detestarla.

Dentro le canzoni, persa nei suoni e cullata dalle parole, si estraniava dalle prese in giro, dai pregiudizi e dai giudizi sommari che la indicavano come “ragazza strana”, dalle cattiverie quotidiane che doveva subire e che le si accumulavano dentro senza trovare uno sfogo.
Poi qualcosa cambiò.

“Frequentavo la prima superiore. Un giorno un ragazzo, un mio compagno di classe, mi disse che era una "bastarda". Non saprei dire cosa si mosse dentro di me, ma gli diedi un ceffone fragoroso e quel gesto fu la mia liberazione. Mi fece sentire una persona diversa, capace di reagire, capace di non subire”.

Oggi Giusy è sempre una ragazza come tante, ma è molto diversa dall'immagine che i suoi ricordi rimandano di lei.

Si è aperta al mondo, non ne ha più paura. Frequenta le amiche, va a spasso con loro, ha un fidanzato e vive la sua vita senza curarsi troppo di quella cattiveria che, nonostante tutto, qualcuno continua a riservarle.

Quando capita, rispondo in modo educato, come se non mi sfiorassero” racconta ancora questa giovanissima ragazza  che ha trasformato le sue paure in pura forza vitale.

Non esistono solo i bulli – ci tiene a precisare Giusy - ma  anche i cosiddetti "spettatori", quelli che guardano ciò che succede come se fosse uno spettacolo divertente e non intervengono mai.
Alcuni di loro addirittura alimentano il tutto, facendo dei video che vengono poi postati sui più famosi social network. Così tutto si amplifica, compreso il dolore di chi tutto questo lo subisce. 
A loro, come alle tante altre comparse di una società troppo distratta attraversata da una stupidità difficilmente contenibile, mi rivolgo: parlate, intervenite, difendete chi non riesce a farlo da solo, perché da quella parte ci possiamo finire tutti, voi compresi
”.

Un invito al quale ci uniamo, consapevoli del fatto che una società capace di reagire contenga in sé gli anticorpi per estirpare  queste odiose prassi. 

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