BORORE. Omosessualità e vita reale: “Ho pianto per 20 anni, ora so di avere diritto alla felicità”: il racconto di Alex

Giulia Serra
27/05/2015
Attualità
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Le risatine alle spalle, gli insulti gratuiti, la percezione della propria diversità, la paura degli altri, le sofferenze segrete.

Poi l'amore che scuote, rigenera e alimenta la vita, il confronto con la famiglia  e il desiderio di emergere, sbocciare ed essere: percorsi di vita che spesso si completano lontano dalla nostra terra, nei luoghi “liberi” nei quali certi approcci appaiono più semplici o meno compromettenti, che lasciano fuori gli affetti familiari e le radici sentimentali che si tenta di preservare.

Quella che vi raccontiamo oggi invece è una storia che si svolge nella nostra terra e il cui filo conduttore è la forza, la giovinezza, la consapevolezza e la libertà.

Una storia che ci porta a Borore e il cui protagonista è Alex, affascinante ed estroso ragazzo di 20 anni, innamorato del sapere, della cultura, della danza e della vita, oltre che omosessuale dichiarato ed orgoglioso di esserlo.

Mentre in Italia risuonano gli echi lontani del risultato storico raggiunto in Irlanda, dove grazie ad un referendum popolare si è decretato il alle nozze tra persone dello stesso sesso, e le dichiarazioni del Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin danno la misura “dell'irritazione cutanea” provocata dal Sì Irlandese nel mondo istituzionale cattolico (“una sconfitta dell'umanità” ha sentenziato Parolin), noi preferiamo rifugiarci nella realtà, nel multiforme che determina la bellezza dell'esistenza e nell'umanità, non come principio idealizzato e modellato a seconda delle esigenze conservative e di sopravvivenza, ma come tratto insito nelle persone, negli esseri viventi che abitano la terra.

E c'è tanta umanità nel racconto di Alex: dolore, paura, forza, spinta vitale, contrasti profondi e percorsi di accettazione.

“Nascere omosessuali a Borore non è semplice, ma credo non lo sia neanche se si nasce a New York. Non è semplice accettare se stessi, è questo il punto”.

Così inizia il racconto sulla sua esperienza da omosessuale in un paesino del centro Sardegna di questo giovane ragazzo all'apparenza fragile ma che scopriremo forte e determinato.

“Il terzo giorno di scuola, al Liceo di Macomer nel quale ho studiato, sul muro della mia classe è comparsa la scritta “Alex di Borore frocio”. Non potevo fare molto...ho solo pensato: io non sono come volete voi.

In quel periodo mi rifugiavo in me stesso.. nel mio mondo fatto di libri e di voglia di scoprire e di sapere, perché senza cultura non si va da nessuna parte. E poi piangevo, piangevo tanto.

Alla fine di quel percorso sono partito. Ho lasciato la Sardegna e lontano dalla mia terra natia ho trovato l'amore: travolgente, appassionato e vitale. Così d'impatto e così totalizzante che quel sentimento ha generato una forza fino ad allora sconosciuta o forse solo taciuta: ho preso l'aereo e sono tornato a casa, dalla mia famiglia, da mio padre che, con la lontananza, avevo capito essere l'uomo più importante della mia vita.

Dovevo parlare con lui e con mia madre. Dovevo renderli partecipi del mio modo di essere e affrontare l'incognita della loro reazione.

Fu tutto più semplice di quanto avevo immaginato: mia madre mi disse “devi dirci che sei gay?” come se lo sapessero da sempre in cuor loro. Mio padre mi guardò e mi ha disse “devi smettere di piangere, io sono fiero di te”.

Ecco. Quanta disperazione e quante paure accumulate negli anni, spazzate via da una semplice frase d'amore. La mia famiglia non mi rinnegava. La mia famiglia era una famiglia vera e forte”.

Racconta quei momenti con orgoglio il nostro Alex, giustamente.

Ma non si ritrae neppure nel ripercorrere i momenti più faticosi, quelli nei quali tutto sembrava crollare: “ Quando la mia storia è finita sono tornato in Sardegna. Mi ha avvolto il buio e mi sono ritrovato nel tunnel della depressione, senza un obiettivo da raggiungere, senza stimoli vitali. La paura di restare solo, di non essere accettato, la paura di me stesso. Ho desiderato la morte. La fede in Dio mi ha aiutato moltissimo. Sì, in Dio, perché lui c'è sempre, non mi lascia mai ed è lui che ha scelto di farmi nascere omosessuale.  La fede e la danza sono stati i miei sostegni. La passione sfrenata per la danza: quando sono sul palco mi sento un Romeo davvero innamorato della sua Giulietta”.

Alex ci parla di Rudolf Nureyev, il ballerino russo ritenuto da molti uno dei più grandi del 20° secolo, come se quasi lo conoscesse: “ la sua figura – ci dice- è stata per me fonte d'ispirazione. In lui vedo la forza”.

“Senza la danza forse non sarei riuscito ad esprimere me stesso – continua Alex – e infondo, anche nascere e vivere a Borore ha avuto un senso: mi ha fatto accumulare tanta rabbia, ma proprio da lì ho trovato la forza per andare avanti e riuscire a sentirmi e ad essere me stesso, liberamente. Oggi sto bene e sono fiero del mio percorso e di quello che sono.
Sono convinto che l'Amore vinca sempre su tutto – conclude - ed abbatta anche le barriere più insormontabili come quelle dell'odio, del razzismo e dell'omofobia”.

Qualsiasi altra parola sarebbe superflua ora. Ringraziamo solo Alex per questa bella testimonianza di vita reale che ci ha gentilmente concesso. 

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