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Tutela del Patrimonio Storico e Archeologico del territorio sardo: il buon esempio di Baunei

Jean Luc Nuvoli intervista Salvatore Corrias

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La tutela del patrimonio storico e archeologico del territorio sardo è un tema importante, sul quale si dibatte spesso e che, se praticata, potrebbe avere una ricaduta importante anche dal punto di vista economico e dello sviluppo dei nostri territori.

Jean Luc Nuvoli, professore di Filosofia e appassionato conoscitore della cultura sarda, intervista Salvatore Corrias, sindaco del Comune di Baunei che ha messo in campo una pianificazione del territorio volta proprio alla valorizzazione e alla tutela dei beni archeologici. 

 

Gentile Sindaco, quali iniziative sono state intraprese dalla sua amministrazione per la tutela e la salvaguardia di beni culturali come i siti archeologici?

Sin dal suo insediamento questa amministrazione ha lavorato alacremente a portare a compimento la pianificazione territoriale volta alla valorizzazione degli usi civici e alla definizione dell'assetto storico culturale del Piano Urbanistico, attivando e portando a compimento, su quest’ultimo versante, e a farlo in tempi record, il procedimento di copianificazione con Regione e Ministero per l'adeguamento del PUC al Piano Paesaggistico Regionale. Quest’ attività, realizzata in stretta collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici, ha consentito di dettagliare per ogni singolo sito le fasce di tutela integrale e condizionata e un sistema di norme chiare che consentono di regolare l'uso intelligente del territorio e dei beni.

È stata una fase importante per la pianificazione del futuro sviluppo delle risorse. Sono state individuate alcune emergenze archeologiche importanti dal punto di vista scientifico, ma anche con caratteristiche di fruibilità che ne consentono l’inserimento nei circuiti turistici. L'accordo della nostra amministrazione con l'Ente Foreste ha consentito di ripulire dalla vegetazione i tre nuraghi scelti per l'intervento e ora è iniziata una campagna di rilievo archeologico. L'obiettivo non è solo la realizzazione di una planimetria del monumento, ma uno studio scientifico delle strutture al fine di recuperare le prime informazioni puntuali del monumento. Infatti, la campagna è realizzata in stretta collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici, con il coinvolgimento delle professionalità locali nel campo dell’archeologia e di un tecnico rilevatore che ha messo a disposizione la strumentazione professionale. Abbiamo iniziato a gettare le fondamenta di un processo che forse sarà lento, ma darà i suoi frutti sul lungo periodo.

 

Per quali ragioni la sua amministrazione ha deciso di adottare queste misure, da quali valori sono ispirate queste scelte?

Il patrimonio archeologico, specie quello nuragico, è un bene che in Sardegna assume un carattere particolare, identitario. I nuraghi, con la loro monumentalità riconoscibile, esistono solo in Sardegna e ne marcano fortemente il paesaggio. A Baunei questo patrimonio è particolarmente conservato, perché chi frequentava il nostro territorio lo ha rispettato attraverso i millenni e ce lo ha consegnato come un’eredità preziosa. Questa è una responsabilità culturale e morale che siamo disposti ad assumerci. Siamo inoltre consapevoli che l'archeologia è anche una risorsa economica per Baunei, un paese che ha saputo integrare il turismo montano e il turismo balneare all'interno di una cornice fortemente impregnata di cultura e tradizioni.

 

Il patrimonio archeologico sardo è enorme. Nel territorio di ogni comune ci sono numerosissimi siti, che spesso versano in cattive condizioni. Molti pensano che sia impossibile, eccessivamente dispendioso e forse inutile tentare di salvaguardare tutti i siti. Quale è la sua idea al proposito?

La cultura ha una ricaduta importante, sia economica che sociale: è necessario investire risorse economiche e umane nel settore. Nel contempo bisogna rafforzare la nostra sensibilità sull'importanza del patrimonio culturale, perché solo attraverso una tutela condivisa, che veda i cittadini protagonisti - unitamente a tutti gli enti operanti a vario titolo sul territorio - sarà possibile garantire la conservazione e la valorizzazione del territorio. Un patrimonio archeologico come quello sardo è una ricchezza, ma è anche un motivo di grande responsabilità. Ed è fondamentale che chi ama il territorio e la Sardegna sia disponibile ad assumersi parte di questa responsabilità. Per chi amministra la responsabilità è grande, ed è tutta politica.

 

Quali strumenti concreti ha a disposizione l’amministrazione di un comune per recuperare e restaurare un sito archeologico?

Finanziariamente pochi. Non esistono strumenti ordinari di programmazione dei quali avvalersi per richiedere interventi specifici, e questo è un male che affligge il settore da tanti anni. Spesso è frutto della creatività dell'amministratore rintracciare la formula per far confluire investimenti nel settore. Certo è che bisogna lavorare di concerto con la Soprintendenza ai beni archeologici, che ha le competenze tecnico-scientifiche per garantire la qualità degli interventi. Talvolta alcune attività non hanno necessità di grandi investimenti, ma del solo impiego di risorse umane, della collaborazione tra gli enti, volta, quest’ultima, a mettere a sistema e valorizzare l'esistente. Come si è fatto nel progetto con l'Ente Foreste.

 

Quali figure professionali sono richieste?

Dipende dalla tipologia dell'intervento. Principalmente archeologi, ma anche maestranze semplici, tecnici, guide turistiche. È un settore strategico che messo a sistema avrebbe ricadute occupazionali importanti, anche perché ha una ricaduta indiretta su svariati settori, su tutti il turismo.

 

Con quali altri enti è necessario interagire?

Principalmente con la Soprintendenza ai beni archeologici, che ha la direzione scientifica degli interventi. Ma il dialogo e la collaborazione si devono avviare con chi opera sul territorio, si tratti di un soggetto pubblico o privato.

 

Da quali fonti possono giungere i fondi per simili progetti? Esistono anche finanziamenti specifici (europei, nazionali o regionali)?

Esistono fondi europei, ma non sono di facile accesso. I finanziamenti specifici sono pochi e spesso orientati a risolvere situazioni di emergenza. Le sponsorizzazioni private in Sardegna sono praticamente inesistenti. Le grandi sponsorizzazioni interessano prevalentemente monumenti famosi delle più importanti città italiane. Per i piccoli paesi non è semplice inserirsi in questo sistema. Per accedere alle risorse è importante fare sistema con altri comuni e creare la dimensione territoriale giusta per presentarsi vincenti ai bandi e agli appuntamenti con i finanziamenti.

 

Quali possono essere le ricadute sulla comunità, sia in termini economici che educativi e culturali, di simili iniziative?

L'investimento sull'archeologia ha una ricaduta occupazionale durante e dopo l'intervento. Questo è un periodo di forte attenzione internazionale sull'archeologia nuragica, e gli interventi di questo tipo hanno una fondamentale ricaduta di immagine sul territorio. Soprattutto, è evidente la ricaduta culturale e sociale: recuperare la storia nelle vestigia dell'archeologia e tutelare il paesaggio non è solo un messaggio d’amore per il proprio territorio, ma anche un modo per ricongiungere i fili interrotti con un passato ricco e grandioso, che sarà anche il nostro futuro. 

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